Edizione 2011: Piero Fassino

Quel qualcosa che tutti cerchiamo ancora nelle fiabe

C’era una volta. Nella magia di quel “c’era una volta” sta ancora addormentata la nostra fantasia di bambini, incuriositi ed emozionati, appesi alle parole di una madre, di una nonna, capaci i attraversare mari in tempesta e di combattere battaglie da eroi.

Nella magia della fiaba sta ancora, spesso, la poesia di un racconto che avvince, di una storia che diventa la nostra e diventa lo specchio in cui guardare la vita che avremmo voluto vivere, o quella da cui siamo fuggiti.

La fiaba è il paradigma, è il filo rosso, è la traccia scritta nell’anima coll’inchiostro simpatico di ciò che sognavamo di essere.

Una fiaba per la montagna è il delizioso Premio Letterario che a questa ispirazione dedica da anni un’attenzione particolare, promuovendo la cultura del territorio, rivitalizzando le tradizioni che lo vivificano e che ne costituiscono vene e sangue, intitolando il Premio ogni anno ad un diverso tema.

Molto gradito poi lo spunto “Fratelli d’Italia” che quest’anno costituisce la falsariga cui improntare le fiabe e che in occasione del 150° contribuisce a celebrare la ricorrenza cui la nostra città e la nostra regione hanno dato dignità e prestigio.

Alla memoria di ragazzo si affacciano le storie, metà fiabe, metà realtà, che mio padre partigiano aveva vissuto: ricordo il coraggio e la paura, il disprezzo di quel pericolo così terribile e concreto, l’amore per la libertà che lo avevano portato, lui così ragazzo, Geni Bocia, a cercare rifugio in montagna.

Ecco, questa è la fiaba che, forse, racconterei. Una fiaba dedicata a quelli che, per l’unità di un paese lacero, o per la volontà di liberarsi da un tiranno sanguinario, cercarono dentro di sé il senso di qualcosa di alto e assoluto. Qualcosa che tutti, in fondo, ancora cerchiamo nelle fiabe. Con amicizia

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