Edizione 2005: Piero Gros

La parte magica della mia vittoriosa discesa nello slalom speciale di Innsbruck non è nella gara stessa, perché di essa non ricordo che piccoli brandelli: ero così tranquillo e la mente era così concentrata sul percorso e a dare ordini a tutto il mio corpo affinché non commettesse errori che non ha memorizzato altro.

Ho ben vivi invece i giorni e le ore che tale gara hanno preceduto e seguito, le attese . Quelle attese hanno qualcosa di magico, e sono rimaste impresse nel cuore: attese preoccupate, fatte di sogni e di speranze, ma anche di paure se non proprio di incubi.

A partire dall’ attesa della convocazione nella nazionale olimpica: avevo buone frecce al mio arco, mi presentavo, nonostante la mia giovane età, con un certo numero di valide prestazioni e con la coppa di campione del mondo di sci alpino conseguita l’anno prima. Ero un favorito ma c’era anche molta concorrenza (Thoeni Stenmark e Interseeer), i discesisti italiani bravi erano molti, con esperienze sportive superiori alle mie, atleti che erano stati i miti della mia adolescenza .

Venni convocato e mi fu consegnata la divisa olimpica. In quel semplice cerimoniale capii veramente il profondo significato di appartenenza alla mia nazione, facevo parte della squadra olimpica e rappresentavo l’Italia, il mio paese: ero felice.

Ma c’erano ancora tanti giorni di attesa , tanti allenamenti, molte gare, con tutte le insidie che potevano comportare. Ricordo che, per smorzare la tensione degli ultimi giorni, quelli ormai del ritiro collegiale sulle Alpi in Italia, ai confini con l’Austria, venimmo accompagnati a vedere la finale della gara di okey su ghiaccio, allo stadio olimpico di Innsbruck: non mi è rimasto molto della partita, mentre vivissimo è il ricordo delle premiazione, degli atleti chiamati a prendere posto sugli scalini del podio, il terzo… il secondo… il primo; e le medaglie, i fiori, gli inni, la bandiera dei vincitori che saliva sul più alto dei pennoni. Sognavo ad occhi aperti, sapevo di non essere un outsider, anche nella nostra compagine, ma ciò che comportava una piccola sicurezza psicologica mi caricava anche di maggiori responsabilità, per i miei parenti e per gli amici della mia Valle che avrebbero puntato su di me. Sognavo ugualmente… tra una decina di giorni su uno di quei ripiani, potevo esserci io…

Ancora attese e allenamenti, ancora dubbi e la sola certezza che avrei dato tutto, certo, anche se la notte prima della gara non dormii quasi, e ad ogni risveglio, nell’attesa di riprendere sonno, mi dicevo che la mia vittoria personale l’avevo già raggiunta, perché essere lì, a rappresentare l’Italia, assieme a tanti mitici atleti era già una realtà magica.

L’ultima gara prevista e ancora nessun oro. Le attese lassù nel breve pianoro, per due volte davanti al cancelletto che immette sulla pista, dietro ad un atleta, davanti ad un altro. Amici con cui gareggi da anni, scherzi, ridi, una grande famiglia.

Ma quando infine la voce che scandisce a ritroso i secondi sino al “via” liberatorio della seconda mansh, l’amico diventa l’avversario da superare e lì, sulla pista, ho giocato il tutto per tutto. E giù, a capofitto, più concentrato che mai, con il cuore, la mente, ogni muscolo, il corpo intiero che non sanno altro, ma che miracolosamente mi portano al traguardo, a quel tempo di discesa che è il migliore, è incredibilmente il migliore , e tutto i1 mondo è in quel gruppo di appassionati che applaude, in quegli italiani che sono venuti fin lì, e sbandierano tricolori, e gridano “Piero, Piero…” , che sono io, il campione olimpico.

Poi le altre attese, nei preliminari prima di salire il più alto gradino del podio, e la medaglia sul petto, e l’inno che suona per me, e la bandiera che garrisce al vento e il cuore e la mente che ancora non si sono resi conto.

E il ritorno, una nazione, una regione, una valle, un paese, tutti in festa con te, per te, che hanno la magia di prolungare quei brevi momenti della tua gioia per farla divenire la gioia di tutti, ma che è soprattutto tua, del tuo cuore.

Per tutta la vita.

Piero Gros

Medaglia d’oro olimpica di Slalom Speciale
Innsbruck 1976

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