Dino Buzzati “Il segreto del bosco vecchio”

Dino Buzzati

“Il segreto del bosco vecchio”

Ed. OSCAR MONDADORI, MILANO 1993

E’ questo il secondo libro di Dino Buzzati nato e pubblicato nei tempi difficili della diffusione massiccia del pensiero fascista, gli scrittori dovevano allora fare i conti con le regole dettate dalla propaganda di regime e solo poche erano le eccezioni che si dedicavano alla poesia con libertà, senza la paura di toccare gli argomenti del mito e della magia: fra queste l’opera de “Il segreto del bosco vecchio” trova una dimora adeguata.

Il “bosco” del racconto assume nelle valutazioni critiche il valore dell’infanzia perduta, l’innocenza (o la perdizione) della selva oscura, il “mito” della caverna, o ancora un angolo cupo e misterioso dove gli uomini possono rifugiare le proprie memorie. La storia è quella di un luogo incantato, sede di piccoli geni e animali parlanti, situato nella valle di Fondo e capitato in eredità ad un anziano e burbero colonnello dell’esercito (è di qualche anno fa la trasposizione cinematografica con Paolo Villaggio) Sebastiano Procolo e al nipote dodicenne Benvenuto.

I protagonisti “umani” e quelli “irreali” vivono insieme, dialogano, lottano tra di loro tanto che anche al lettore pare naturale sentir parlare una vecchia gazza, o comprendere la stizza del Vento Matteo imprigionato da anni a causa di un esilio forzato … ma è il Bosco che attira su di sé l’attenzione maggiore proprio perché l’incuria e la dissennatezza del colonnello  ne mettono in pericolo la vita. Solo alla fine, la pietà verso il nipote (che lo stesso Sebastiano tenta di uccidere per appropriarsi della parte restante di eredità) lo farà redimere.

Buzzati è anche un ottimo disegnatore, e le sue immagini, i suoi dipinti riprendono i temi dell’immaginario fiabesco dei racconti: i fantasmi e i ricordi dell’infanzia sono legati a noi, sono anzi una parte indissolubile che riaffiora quando sentiamo più vicine le nostre paure, sembra che l’autore ci inviti a farne tesoro proprio perché in quale epoca potremo ancora confondere la realtà con la fiaba?

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