Edizione 2010: prefazione Ente Parco Nazionale Gran Paradiso

Ci siamo fermati nel bosco, abbiamo alzato il capo ed abbiamo ascoltato. In quel luogo così solenne, imponente, apparentemente solitario, ci è sembrato incombesse un opprimente silenzio. Ma con un poco più di attenzione abbiamo iniziato a percepire il fruscio delle foglie mosse dalla brezza, il canto delle cince, il tamburellio del picchio, il ronzio degli insetti, lo scroscio di un ruscello, cosicché ci è apparso infine pieno di vita.

Per la maggioranza degli uomini moderni il bosco appartiene a quel genere di esperienze legate alla sfera del diletto e dell’impiego di tempo libero, ma per alcuni è luogo di lavoro, basti pensare ai tagli necessari per ricavare legname da opera o legna da ardere, alla raccolta dei funghi e delle castagne. Nel passato queste attività costituivano, con altre (la raccolta di strame, delle ghiande, la resinatura, la raccolta di pinoli, la produzione di carbonella …), la base per l’esistenza di molte persone e quindi i boschi erano molto più frequentati e sfruttati, pur rimanendo per configurazione, luogo misterioso. La mancanza di luce, la limitazione visiva, l’impressione dovuta all’ essere sovrastati da rami e fogliame, la presenza di ostacoli e nascondigli, il senso di disagio per le ombre calanti della notte incipiente, contribuiscono infatti ad alimentare una vaga inquietudine. Non deve quindi stupire se è diventato, nei secoli, luogo d’elezione per le fiabe, in cui trovano facile collocazione esseri strani e temibili, saggi e discreti, ingenui o sagaci.

Ci stupisce invece che ancora oggi, in una società fortemente inurbata, che spesso non lo conosce più, resti uno dei luoghi preferiti per ambientarvi voli della fantasia. E’ sicuramente un bene, perché tutti abbiamo bisogno del bosco, per proteggere le nostre case dai dissesti, per il suo ruolo di trasformatore in ossigeno della anidride carbonica, per la sua funzione di serbatoio di biodiversità, per i prodotti che garantisce, per la sua valenza turistica. E’ anche un bene per la maturazione della consapevolezza che mentre nel nostro Paese, grazie a lungimiranti politiche di gestione, le aree boscate sono in aumento, a livello globale il numero di piante sta diminuendo. Indipendentemente dalla veridicità del dato assoluto, la denuncia della ricercatrice americana Nalini Nadkarni, che sostiene che per la deforestazione delle grandi foreste nel mondo non restano che 60 alberi a testa, rispetto ai 622 del 1850, non può che infonderci preoccupazione e muoverci per cercare di porre rimedio ad un disastro incombente .

Anche le fiabe contribuiscono inconsciamente a sostenere lo sforzo per la salvaguardia della natura. Molti ragazzi grazie ad esse sentono metaforicamente l’abbattimento di una pianta come una ferita a Gaia.

E dunque un sentito grazie agli amici dell’Associazione “‘L Péilacan” ed al Presidente della Giuria non solo per l’encomiabile lavoro svolto, ma anche per aver colto l’occasione per creare attorno ai boschi una consapevolezza: se ci è difficile pensare ad un mondo senza fiabe, come potremmo pensare ad una esistenza senza boschi in cui ambientarle?

Michele Ottino

Direttore Parco Nazionale Gran Paradiso

Italo Cerise

Commissario straordinario

Parco Nazionale Gran Paradiso

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