George Méliès: un mago al cinema

Se tutto è illusione ottica, se tutto è “magia”, allora l’interesse dello spettacolo non sta nell’abilità dei trucchi e nella difficoltà del loro svelamento, ma proprio nello spettacolo in se stesso, nella sua “favola”.

Gianni Rondolino

Parigi 1888.

Al numero 8 del Boulevard des Italiens, accanto alle luci dei lampioni e agli alberi del viale, si ergeva il piccolo Teatro Robert Houdin, già utilizzato dal suo fondatore per spettacoli di illusionismo e prestidigitazione. Georges Méliès era nato in una famiglia di fabbricanti di scarpe, ma aveva deciso che questo non sarebbe stato il suo futuro: non appena le condizioni economiche glielo permisero (cedendo la quota dell’azienda paterna al fratello Gaston) acquistò il teatro e ne divenne il direttore.

A dicembre si esibì con un numero di magia rocambolesco e spettacolare: “La Stroubaïka persane”, in cui una persona con mani e piedi saldamente legati ad una tavola sospesa, veniva ritrovata in mezzo al pubblico senza aver rotto catene e sigilli…

Al cospetto dei fratelli Lumière

I sogni magici di Méliès erano destinati ad accrescere il suo genio.

Poco distante, nello scantinato del Grand Cafè, i fratelli Louis e Auguste Lumière avevano organizzato una serie di spettacoli grazie ad un dispositivo che permetteva la visione di immagini in movimento: il successo era stato straordinario, ben al di là delle aspettative degli stessi Lumière. Era nato il cinematografo.

Le persone a volte fuggivano spaventate dalla sala quando il treno appariva sullo schermo e sembrava non aver voglia di rallentare (Arrivèe d’un train à la Ciotat), e dove andava a finire il fumo delle sigarette dei tre borghesi che giocavano a carte (Partie d’ecarte)?

Tutto questo risultò molto stimolante per la fantasia di Georges Méliès che presto richiese di acquistare un apparecchio cinematografico alla premiata ditta Lumière ma ne ottenne un netto rifiuto… non si diede per vinto: da uomo di teatro quale era aveva compreso le nuove strabilianti possibilità di un mezzo che utilizzava le immagini fotografiche in sequenza per creare la verità del movimento.

Ma non ci sono dubbi: Méliès non voleva la realtà, voleva andare oltre; il suo sarebbe stato un cinema da fiaba.

Una vasta cinematografia…

Secondo il critico Georges Brunel è proprio il realismo a destare meraviglia negli spettatori: è “l’illusione del movimento come mai prima d’ora si era riusciti a riprodurre artificialmente”. In questo modo i primi spettacoli al cinema erano prevalentemente di tipo documentaristico; anche se vedere sullo schermo determinate sequenze era come guardarle per la prima volta. E Georges Méliès comprese questa ambivalenza di significato: nel 1896 riuscì a costruire un apparecchio di “fotografie animate” brevettandolo come Kinematografo e l’anno successivo a Montreuil realizzò, insieme ai suoi collaboratori, uno studio-laboratorio per dedicarsi alle proprie creazioni.

La sua produzione comprende più di mille titoli, che in parte sono andati perduti: nei primi lascia intravedere un vena comica (Le malade immaginaire) e in seguito la passione per i trucchi d’illusionismo (L’homme aux cent trucs), fino alle rappresentazioni che l’avrebbero fatto diventare il precursore del cinema fantascientifico e degli effetti speciali.

Il celebre Il viaggio nella luna prende spunto da Jules Verne e comincia con la scrupolosa costruzione del gigantesco cannone e del razzo che verrà “sparato” verso il nostro satellite: una bella luna antropomorfa con il viso dubbioso…

Dal punto di vista tecnico l’arte della messinscena acquista trucchi come lo sdoppiamento, la sovraimpressione, lo scatto singolo per muovere oggetti inanimati la prima stop motion… personaggi grotteschi e fantasmi compaiono e spariscono dalla scena. Da vedere Le portrait Mysterieux e L’uomo dalla testa di caucciù, per piccoli momenti di magia o Viaggio attraverso l’impossibile, considerato un suo capolavoro.

La fiaba di Barbablù

L’artista francese non poteva dimenticare il mondo delle fiabe tradizionali: dopo essersi cimentato con Le petit chaperon rouge, un Cappuccetto Rosso del 1901 che non è arrivato fino a noi, ha dato vita a una versione di Barbablù con notevoli effetti scenografici; la storia è nota: un aristocratico è in cerca di una moglie, ma nessuna ragazza pare interessata a sposarlo… Tuttavia un nobile attirato dalle ricchezze di Barbablù costringe sua figlia a firmare l’accordo matrimoniale. Dopo le nozze fastose la giovane dà inizio alla permanenza nel castello del marito, finché quest’ultimo in partenza per un viaggio le vieta di entrare in una camera segreta. Un folletto infernale tormenta la curiosità della giovane sposa che alla fine si lascia attirare ed entra nella stanza…

Il regista che ha spesso impegnato un numero notevole di attori, ha voluto accanto a sé come interprete anche la moglie Jeanne d’Alcy, considerata la prima vera attrice francese della storia.

Google, nel maggio scorso, ha dedicato un “doodle” animato celebrativo in onore di Georges Méliès che nell’ultima parte della storia personale non ha purtroppo raccolto ciò che meritavano le sue creazioni artistiche. Dopo un periodo di crisi e dopo aver cessato la produzione di film, al termine della prima guerra mondiale, il teatro Robert-Houdin venne demolito. Méliès si mise a bottega in un negozio di giocattoli, fino a terminare la sua vita nel 1938 in grave indigenza.

Ma a noi piace ricordarlo vestito della sua magia, primo uomo sulla luna.

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