Il Condor dell’Aconcagua

Il nuovo Leonardo, le Funambulle de l’Extreme, l’uomo aquila, un angelo tra le nuvole ed infine il condor dell’Aconcagua. Questi sono solo alcuni dei soprannomi con cui i media di tutto il mondo hanno raccontato le imprese di un grande aviatore e deltaplanista italiano: Angelo D’Arrigo. Un uomo, le cui imprese sono la testimonianza di come ciascuno di noi possieda dentro sè le capacità per superare i propri limiti e realizzare qualsiasi sogno. Anche quello di riuscire a volare come un rapace.

Arrigo
Angelo D’Arrigo in volo con le gru in Siberia nel 2002

Dopo aver partecipato a numerose gare abbandona il circuito agonistico per dedicarsi ad obiettivi ben più importanti. Unendo alla sua passione per il volo, la scienza e l’aeronautica, tra il 2001 ed il 2006 oltre a conquistare nuovi record mondiali di traversata in volo senza motore, è protagonista di molti progetti di ricerca scientifica finalizzati alla reintroduzione nel proprio habitat naturale di volatili in via di estinzione. Nel 2001 seguendo la rotta dei falchi migratori, sorvola il Sahara e il Mar Mediterraneo. Nel 2002 in deltaplano, guida uno stormo di gru siberiane nate in cattività attraverso la Siberia, contribuendo alla reintroduzione di questa specie nel suo habitat naturale. Nel 2004, con il deltamotore Icaro Stratos, in compagnia della sua Aquila Nepalensi, conquista l’Everest ed il nuovo record di altitudine, raggiungendo quota 9.000 metri. Un’impresa oltre i limiti umani, finalizzata alla reintroduzione dell’aquila nepalese nel suo habitat originario: l’Himalaya. Il racconto di questa straordinaria avventura, nel documentario “Flying over Everest” di Fabio Toncelli. Nel 2006 seguendo la rotta migratoria dei condor, sorvola l’Aconcagua, la cima più alta della Cordigliera delle Ande, preludio alla tappa “On the wings of condor” del suo progetto: “Metamorphosis”.

Ad ispirare quest’ultima impresa, la segnalazione di un pilota di linea, che dichiara di aver visto volare alcuni condor andini a 10.000 metri di altezza. Quota vietata all’uomo, che Angelo progetta di raggiungere in compagnia di Inca e Maya, i due condor che alleva fin da pulcini, con la tecnica dell’imprinting dell’etologo Konrad Lorenz. L’esperienza come già successo altre volte, diventa un grande laboratorio di ricerca aperto a scienza e tecnologia. L’etologo Danilo Mainardi, supervisiona il delicato processo di imprinting dei condor, mentre Elasis ed il Centro di ricerche Fiat di Orbassano costruiscono uno speciale deltaplano, capace di riprodurre le caratteristiche tecniche del volo dei rapaci in condizioni climatico-ambientali estreme. Purtroppo la prematura e tragica morte di Angelo nel 2006, interrompe bruscamente il progetto. L’aereo su cui si trova come passeggero, precipita da un’altezza di 200 metri, durante una dimostrazione di volo a Comiso. Grazie all ‘amore della moglie Laura, dei figli Gabriele e Gioela e degli amici più cari, il sogno di Angelo si realizza ugualmente. Inca e Maya tornano a volare nei cieli andini nonostante la morte del loro “papà”. Nel libro “In volo senza confini – Una storia d’amore, di volo e di condor”, scritto da Laura Mancuso, moglie di Angelo, tutti i dettagli dell’impresa.

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Dedalo e Icaro, opera di Lord Frederic Leighton.

La storia di Angelo D’Arrigo, ha senza ombra di dubbio caratteristiche mitiche. Innanzitutto perchè ci riconduce ad eventi leggendari come ad esempio il racconto del volo di Nike e quello tragico di Icaro. Non solo, del mito possiede le tre funzioni principali, perchè racconta, spiega e rivela. Racconta la storia vera di un uomo che ha saputo oltrepassare i propri limiti grazie ad innate potenzialità e ad una profonda conoscenza di se stesso. Spiega, attraverso l’immagine costante dell’ascensione, il concetto di verticalità, da intendere come tensione verso l’alto e viaggio verso la luce che attraverso trascendenza e leggerezza, conduce al paradiso, quindi a Dio. Rivela quanto sia indispensabile, per un uomo che ambisce alla piena realizzazione, intraprendere un itinerario dentro di sé che lo conduca alla propria montagna sacra. Se è vero che in ogni mito è fondamentale la presenza degli archetipi ovvero di quegli elementi che esistono in ogni tempo ed in ogni luogo e per questo manifestazioni dell’inconscio collettivo, allora la storia di Angelo D’Arrigo, in cui l’archetipo del volo è così preponderante, si lega alla nostalgia del paradiso perduto. Da questo punto di vista, Angelo è un personaggio “estremamente” moderno alla ricerca di un tempo primordiale. Quello in cui Cielo e Terra erano una cosa sola e l’uomo si muoveva tra essi in totale libertà, senza conoscere il male.

Fin dall’ antichità, le storie meravigliose legate ai miti, hanno aiutato l’uomo a dare una spiegazione agli eventi. Grazie al mito, l’uomo ha compreso la propria esistenza e rapportandosi agli Dei ha cercato di capire le leggi della natura. Ad un certo punto i miti sono stati sostituiti dalle fiabe. Le divinità hanno fatto spazio ad esseri magici come streghe, fate, re e gnomi. Le loro storie, anch’esse espressione degli archetipi, hanno la capacità di parlare al profondo dell’uomo. Le fiabe possono contribuire al percorso di crescita e realizzazione personale, quello che Jung identifica come processo di definizione del Sé. La vita di Angelo D’Arrigo è una storia esemplare, che vale la pena di raccontare, anche da questo punto di vista. “L’eccezionalità in ciò che faccio” – dice nel documentario a lui dedicato, Un angelo tra le nuvole – “è essere riuscito a capire cosa volevo fare da grande. Questo è ciò che auguro a tutte le persone. Riuscire a vestire gli abiti che ci fanno sentire bene”.

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