Ventunesima edizione del concorso letterario Enrico Trione “Una fiaba per la montagna”sede: Ceresole Reale

Sabato 15 ottobre il premio letterario Enrico Trione “Una fiaba per la montagna” si è trasferito a Ceresole Reale.  Il concorso è nato a Pont Canavese grazie all’Associazione “‘L Peilacan”, per ricordare un caro amico e socio scomparso prematuramente, poi con il tempo è diventato il Premio del Parco Nazionale Gran Paradiso ed è cresciuto destando interesse in tutto il territorio italiano. Quest’anno i motivi per celebrare sono diversi: il Parco Nazionale festeggia i cento anni ed ha trovato un compagno di strada di tutto rispetto, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise anche questo vicino al secolo di vita… E’ stata così un’ulteriore occasione per ricordare l’anniversario congiunto, per cui si è ideato il bellissimo logo con orso e stambecco gli animali simbolo dei parchi e tema del concorso di fiabe di quest’anno.

La sede della manifestazione si è stabilita all’interno di un edificio storico: il Grand Hotel di Ceresole, costruito nel 1888 e utilizzato dall’aristocrazia piemontese per le vacanze: qui hanno pernottato i reali della famiglia Savoia e non da ultimo il poeta Giosuè Carducci che ha composto le sue rime davanti allo spettacolo delle Tre Levanne, “dentate e scintillanti vette”… Si sono potute ammirare anche sabato scorso grazie a una giornata autunnale particolarmente luminosa. L’antico salone delle feste, recentemente restaurato, ha ospitato tantissimi visitatori, scrittori adulti e bambini che da oltre vent’anni rappresentano la forza del premio letterario.

Il giovane vice-sindaco di Ceresole Reale, Mauro Durbano, si è dimostrato un ottimo padrone di casa e insieme agli altri amministratori canavesani intervenuti ha contribuito alla distribuzione dei premi e delle onorificenze… E grazie ad un collegamento telefonico è sopraggiunta anche la voce di Giovanni Cannata, presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo che ha salutato e ringraziato per il gemellaggio in occasione del premio letterario.

Ricordiamo che il Premio  è suddiviso in quattro sezioni: italiano, lingua francoprovenzale, lingua piemontese e giovanile, più la parte dedicata alla partecipazione degli alunni delle scuole elementari e medie; per ogni settore i vincitori hanno ricevuto il volume edito dalla Tipolitografia Botalla di Gaglianico, curato da Gianfranco Schialvino, con una selezione di fiabe pubblicate.

Quest’anno il primo premio della sezione in lingua italiana è stato vinto da Bruno Lisa di Almese (TO) con la fiaba “Dahu, orso di alta montagna”: è la storia del cucciolo d’orso Dahu che viene allevato dalle cure amorevoli della stambecca Kia… Nei settori relativi alle lingue minoritarie hanno vinto Enrica Guichardaz (Aosta) con la fiaba in lingua franco-provenzale “Lo dirì ôse dé vinì” e Maria Teresa Cantamessa di Ivrea con “Un ciò për bròca providensial” per gli scritti in piemontese.

  DAHU_ORSO_DI_ALTA_MONTAGNA.pdf (254,7 KiB, 563 hits)

Anche per questa edizione l’Associazione ha assegnato un premio dedicato all’animazione: “Scrivi una fiaba diverrà un cartone animato” a cura di Mario Bondici: il premio è andato alla fiaba “L’orso e lo stambecco” di Carmelina Ricciardo una scrittrice giunta da Capo d’Orlando in provincia di Messina… I cartoni animati delle edizioni passate si possono vedere su youtube o sul nostro sito www.unafiabaperlamontagna.it

  L_orso_e_lo__stambecco.pdf (297,9 KiB, 188 hits)

Oltre al presidente dell’Associazione “‘L Peilacan”, Michele Nastro, erano presenti sul palco le autorità dei Comuni delle Valli Orco e Soana e il presidente del Parco Nazionale Italo Cerise che ha ricevuto un’opera d’arte di Enzo Bellini in dono, come ringraziamento da parte delle autorità intervenute.

Prima del termine della cerimonia, la parola è andata al presidente della Giuria il professor Giovanni Tesio, critico letterario, scrittore e collaboratore per trentacinque anni de “La Stampa”. È stato così rivelato il tema principale per le fiabe dell’anno prossimo: nel 2023 gli autori dovranno confrontarsi con “L’acqua”, quanto mai utile, umile e preziosa oggi, nell’epoca dei cambiamenti climatici e della siccità.

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