Il lupo

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In passato il lupo era percepito esclusivamente come una pericolosissima minaccia. Basta pensare che nelle culture basate sull’allevamento e la pastorizia è sempre stato considerato il principale antagonista del pastore, mentre nel cristianesimo in quanto nemico dell’agnello, ha identificato il male. Sono innumerevoli le fiabe, le favole ed i racconti, in cui il lupo è rappresentato come il personaggio cattivo per antonomasia. Attraverso i secoli questo predatore è diventato uno degli archetipi più potenti del nostro inconscio collettivo, a tal punto che ancora oggi, in molte latitudini del pianeta, la sua immagine simbolica è utilizzata per dare volto e forma alle più recondite paure del genere umano.

Abbasso il lupo, EVVIVA il lupo!

La natura ambivalente di questa specie animale caratterizza da sempre la storia della sua convivenza con l’uomo, generando fronti contrapposti. Animalisti contro cacciatori, politiche per la salvaguardia contro movimenti a favore dell’abbattimento, pastori e allevatori contro biologi e ambientalisti. Il lupo è considerato da un lato come una bestia selvaggia portatrice di morte e distruzione, dall’altro pedina indispensabile per l’equilibrio dell’ecosistema. In passato quando a prevalere era la prima visione, il lupo è arrivato vicino a scomparire completamente dalla faccia della Terra. Negli anni settanta era infatti una delle specie a rischio estinzione. Successivamente grazie anche al diffondersi della cultura ambientalista ed animalista, è tornato a popolare i territori montani, riacendendo però vecchie e nuove paure. Il risultato? Il signore dei boschi è tutt’altro che fuori pericolo, nonostante negli ultimi 50 anni il rapporto tra uomo e lupo è sicuramente migliorato.

In Europa le politiche e le iniziative rivolte alla sua protezione, si accompagnano a censimenti che attestano, in modo ormai diffuso, la crescita del numero di esemplari sul territorio. In Italia alle origini di questo trend positivo c’è anche la pioneristica Operazione San Francesco, intrapresa nel 1970 da WWF e Parco Nazionale d’Abruzzo. All’epoca i lupi sul territorio italiano erano solo un centinaio. Oggi le stime contano mediamente 1600 esemplari, distribuiti principalmente nella zona appenninica ed in percentuale minore in quella alpina. In Italia, è presente circa il 9-10% della consistenza del lupo a livello europeo (esclusa la Russia) e il 17-18% a livello comunitario. In sostanza, è quasi triplicata in tre anni la presenza dei lupi sulle Alpi. Da sottolineare che la popolazione del Canis lupus italicus alpino si è formata grazie ai fenomeni di dispersione dei lupi balcanici ed appenninici, attraverso i biocorridoi naturali. Il lupo infatti ha una grande capacità di spostarsi per raggiungere nuovi territori anche a centinaia di km di distanza dai branchi di origine. Gli individui in dispersione, o lupi solitari, nonostante l’elevato tasso di mortalità, poiché privi della protezione offerta dalla vita in gruppo, sono alla base della nascita di nuovi branchi, quando durante il loro cammino hanno la fortuna di incontrare un esemplare del sesso opposto.

La storia di Slavc e Giulietta

La storia di Slavc lupo balcanico proveniente da un branco della Slovenia e Giulietta lupa italiana appenninica, è un recentissimo esempio di questo fenomeno, senza il quale gli esemplari all’interno dei gruppi sono costretti ad accoppiarsi esclusivamente tra loro. Un comportamento che spesso ha conseguenze negative, perchè causa attraverso le generazioni, l’insorgenza di malattie ereditarie e gravi rischi per la loro sopravvivenza. I due protagonisti di questa vicenda, diventata anche un evento mediatico, si sono incontrati nei boschi della Lessinia appena sopra Verona. Qui hanno dato vita ad un nuovo branco, che dal 2015 ad oggi non ha tardato a provocare nuovi conflitti tra politici locali ed associazioni. In questa ennesima battaglia, i lupi sono stati oggetto di aspri dibattiti e campagne denigratorie. L’apice della vicenda è stato toccato quando il sindaco di Verona ha autorizzato, in caso di pericolo, l’uso delle armi e l’abbattimento degli esemplari troppo intraprendenti. Delibera che è stata revocata dopo il ricorso al TAR e l’esposto alla Procura di Verona, da parte del WWF.

Le ultime notizie in rete su Slavc e Giulietta, risalgono al 30 settembre 2018 e riguardano il calo delle predazioni da parte del loro branco nella zona. Fatto sicuramente positivo ma avvolto da una certa dose di mistero. Merito di un lento processo di consapevolezza e messa in atto di misure preventive da parte di chi opera in montagna? Oppure della diminuzione delle nascite di cuccioli registrate per la prima volta dal 2013? Come mai così pochi cuccioli? Sono morti naturalmente oppure sono stati uccisi? L’adozione di sistemi di prevenzione può spiegare il fenomeno del calo delle predazioni solo in parte, perchè il contesto della vicenda lascia spazio anche ad altre interpretazioni in cui sono sicuramente protagonisti fattori umani oltre che naturali.

Il nuovo “Piano Lupi”

Un clima identico a quello di Verona ha caratterizzato in questi giorni la discussione nazionale sui contenuti della nuova normativa definita “Piano lupi”. Ogni anno, sono circa 300 i lupi che muoio per mano dell’uomo. Di questi, la metà a causa di lacci, trappole, esche avvelenate e colpi d’arma da fuoco di bracconieri sempre più spietati. Un numero che secondo quanto elaborato dal ministero dell’Ambiente nel nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, sembra destinato a diminuire: stop agli “abbattimenti controllati” introdotti nel 2017, via a 22 misure che puntano alla conservazione del lupo e a “minimizzare il suo impatto sulle attività dell’uomo”. Siamo proprio sicuri che i lupi italiani possono dormire sonni tranquilli?

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