Rolando il recuperante

La ricerca è senza ombra di dubbio una delle attività più praticate dall’uomo. Penso ad esempio alla ricerca interiore o alla ricerca scientifica, per citare quelle più note degli ultimi tempi. Oppure all’ indispensabile ricerca del cibo o la leggendaria ricerca dell’ El Dorado. Tra quelle meno note, la ricerca sulle montagne italiane  di metallo, residuati bellici e salme di soldati deceduti, caratterizzò soprattutto dopo la fine della Grande Guerra, il lavoro dei Recuperanti. Un mestiere molto duro e pericoloso, grazie al quale molte famiglie italiane, povere ed in gravissima difficoltà, trovarono una fonte di reddito che le aiutò a sopravvivere.

Screenshot del film I Recuperanti (1969) di Ermanno Olmi.

Tra i recuperanti italiani, probabilmente uno dei più famosi è Rolando Lancedelli di Cortina d’Ampezzo. Rolando cominciò la sua attività di ricerca, recupero e vendita di materiale bellico affiancando i suoi zii, quando aveva appena 10 anni. Una storia che per certi versi ha alcuni elementi in comune con le storie di piccoli italiani raccontate dal maestro Perboni in Cuore di Edmondo De Amicis. Per altri se ne distacca in modo netto ed evidente. Infatti se le vicende narrate nel famoso romanzo erano finalizzate alla formazione di uno spirito nazionale insegnando alle nuove generazioni del Regno, virtù civili come l’amore per la patria, lo spirito di sacrificio, l’eroismo e la sopportazione delle disgrazie, la parte iniziale della vicenda umana di Rolando Lancedelli, testimonia il fallimento del concetto stesso di patria nel momento in cui conduce i propri giovani a cadere durante guerre violente ed assurde, riducendo in condizioni di vita miserevoli la gente ed i militari, dopo che il conflitto si è concluso.

Rolando Lancedelli fa parte di quelle generazioni che hanno attraversato i due conflitti mondiali subendo uno spietato quanto crudele rito di iniziazione che ha precocemente catapultato moltissimi bambini direttamente nel mondo degli adulti. Un tema questo del rito, che è ricorrente in tantissime fiabe popolari, dove si celebra il passaggio dei ragazzi dall’infanzia all’età adulta. In questi racconti i protagonisti vengono sottoposti a numerose prove con le quali devono dimostrare di saper affrontare da soli le avversità dell’ambiente e di essere pronti per iniziare a far parte della comunità degli adulti.

La guerra e le difficoltà che essa comporta anche se hanno negato l’infanzia a Rolando, lo hanno forgiato a tal punto da farne un uomo che alla fine è riuscito a cambiare il proprio destino, trasformando la sua precoce esperienza di Recuperante, da mezzo di sopravvivenza a professione vera, svolta con impegno, dedizione e passione. Grazie al lavoro di Rolando prima, e successivamente dalla sua intera famiglia, oggi esiste il Museo della Grande Guerra 1914-1918 di Cortina d’Ampezzo. La più bella e varia raccolta di oggetti utilizzati durante la grande guerra sul territorio delle Dolomiti. Nel museo sono esposti più di 2.000 cimeli storici, raccolti dalla famiglia Lancedelli. Aperto dal 2003 vanta più di 300.000 visitatori in 15 anni.

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