Sultano

Se volessi cominciare questo articolo come una fiaba, allora dovrei esordire con il classico c’era una volta un re anzi un sultano, che dopo tanti anni di incontrastato regno, morì guardando per l’ultima volta dalla terrazza del suo castello, le montagne che tanto aveva amato. La notizia si diffuse presto nelle valli. Per questo sia i sudditi, che i rappresentanti di alcune popolazioni “aliene”, non vollero mancare al suo capezzale per un ultimo estremo saluto.

Nessun nome, nessuna indicazione geografica precisa, nessun riferimento temporale, per consentire a chiunque, di impossessarsi dei personaggi e dei fatti narrati per collocarli nel proprio personale spazio immaginifico. Attenzione, perchè quanto descritto sopra, epilogo di una fiaba che può sembrare una come tante altre, è in realtà l’ultimo atto di una storia vera e straordinaria al confine tra realtà e fantasia. Per questo volendo mantenere il racconto su un registro fiabesco, si potrebbe aggiungere: il sultano apparve dal nulla e d’improvviso. Nessuno lo aveva mai visto prima ne conosceva la sua storia. Armato di due bellissime ed imponenti scimitarre, duello dopo duello conquistò il potere ed i favori delle femmine che facevano a gara per entrare nel suo harem. Chiunque incrociava il proprio cammino con quello del sultano, non poteva che rimanere affascinato dalle straordinarie doti che madre natura gli aveva regalato.

Sopra tutti Provino Chabod, il guardaparco del Parco Nazionale del Gran Paradiso, che per primo avvistò in Val di Rhèmes, Sultano, l’esemplare di stambecco più bello che si sia mai visto nei territori della riserva naturale. Correva l’anno 1985. Provino fu stregato da questo fantastico stambecco, a tal punto da volerne diventare la “discreta ombra” per ben dieci anni. Periodo in cui, nonostante la diffidenza dell’animale rendesse le cose tutt’altro che facili, lo cercò e lo seguì ogni giorno per studiarne il comportamento. Solo il 17 marzo del 1994, data della preannunciata morte di Sultano, Provino prese un giorno di ferie per non assistere alla straziante dipartita dell’amico stambecco. Un evento commovente ed eccezionale che i guardaparco vollero documentare e del quale oggi sono rimaste alcune foto ed un video girato da Stefano Borney. In quest’ultimo si vede l’animale ormai privo di forze, adagiato su una terrazza con lo sguardo rivolto verso le montagne abbandonarsi tra le braccia di una “dolce morte” di vecchiaia, mentre un gruppo di suoi simili si avvicina per un ultimo saluto.

In natura vedere un animale selvatico, vivere così a lungo e morire di vecchiaia è un fatto straordinario e raro. Significa che siamo al cospetto di un esemplare unico nel suo genere per doti fisiche, intellettive e comportamentali, con una capacità di sopravvivenza fuori dal comune e sicuramente accompagnato in vita da una alquanto insolita dose di fortuna. Le montagne risparmiarono a Sultano di perire precipitando dall’alto, travolto da una valanga o sotto gli artigli di un’aquila. Non solo, il fatto, che l’autopsia fatta sul corpo dello stambecco non individuò nessuna patologia, conferma un’altra straordinaria qualità di questo esemplare, ovvero la sua capacità di cibarsi meglio e più dei suoi simili. Infine dall’ osservazione e gli studi effettuati negli ultimi anni della sua vita, nonostante l’età, Sultano potè contare fino alla fine sul supporto di una folta schiera di giovani maschi, che oltre a seguirlo e servirlo, lo aiutarono a sopravvivere soprattutto in inverno, la stagione in cui per gli animali anziani, è più alto il rischio di morire.

ll corpo imbalsamato di Sultano con il suo un palco di corna straordinario, oltre 110 centimetri di lunghezza e 108 l’ampiezza tra le punte, è oggi visibile presso il centro visitatori del Parco a Chanavery in Val di Rhêmes, luogo che in passato è stato per anni meta dei ritiri spirituali organizzati dall’editore Giulio Einaudi, a cui parteciparono grandi personaggi della cultura del Novecento, come Calvino, Bobbio e Mila. Per chi volesse conoscere meglio la figura ormai “leggendaria” di questo stambecco, c’è il bel libro di Ariberto Segàla “Sultano delle Nevi” edito da Arca Edizioni e Daniela Piazza Editore.

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