La natura è piena d’infinite ragioni, che non furon mai in isperienza.
Leonardo da Vinci
Grazie alla fantasia di Mary Shelley il dottor Victor Frankenstein filosofo naturale, portò a termine il più delirante dei suoi sogni: sostituirsi a Dio e creare un essere simile a se stesso… Utilizzò per l’esperimento parti di cadaveri, trafugò materiale negli obitori e nei mattatoi; l’ambizione smodata però genera mostri e non sempre conduce a qualcosa di buono…
Tim Burton e le fiabe
Aveva bene in mente questa storia il geniale regista Tim Burton, quando si formò nella sua mente l’involucro fetale di Edward Mani di Forbice.
Burton racconta di essere stato un bambino solitario e incompreso, e di essere diventato un adulto con la sindrome di Peter Pan capace di immaginare storie piene di mostri, e di disegnare avventure magiche con personaggi a metà strada tra gli zombie dell’aldilà e i fantasmi dell’aldiquà…Un bel giorno si trovò a scarabocchiare su alcuni tovaglioli di carta un omino: era una figura strana, nera, con delle lame al posto delle dita, una bella metafora per rappresentare la paura di avere un contatto con le altre persone.
Edward nasce timido e “inadatto” alla vita, come il suo creatore.
Il regista trascorse la sua infanzia a Burbank, contea di Los Angeles, un luogo con “le stagioni tutte uguali” e con l’unico diversivo di correre per gioco tra gli scaffali dei supermercati: probabilmente ritroviamo un luogo somigliante nelle villette color pastello del film, villaggi perfettamente simmetrici e sonnecchianti con giardinetto annesso. Un mondo a cui contrapporre la visione gotica dell’antico castello, dimora dello scienziato stravagante.Le fiabe preferite da Burton sono quelle oscure e le parti che ricorda maggiormente sono quelle che gli facevano paura e creavano angoscia. Ma forse è un discorso che vale per tutti noi.
La trama
È inverno. Una nonna racconta fiabe alla nipotina per conciliarle il sonno, accanto al fuoco del camino; questa volta però la storia narrata è molto particolare…
«Molto tempo fa viveva in un castello un vecchio inventore che diede vita ad un uomo vero, ma non riuscì a terminarlo prima della morte, così… al posto delle mani il “nuovo umano” Edward dovette utilizzare un paio di grosse forbici».
Lo strano Edward vive isolato nell’antico castello del suo creatore, finché l’intraprendente Peggy Boggs, presentatrice di cosmetici Avon, lo scopre e lo conduce nella sua variopinta cittadina. La donna è sposata e ha due figlioli, Kim all’ultimo anno delle superiori e Kevin il più piccolo: la famiglia accoglie il giovane sconosciuto con amabilità… Ma non è sempre lo stesso con i diffidenti e pettegoli abitanti del quartiere.Il ragazzo appena giunto però, si dimostra molto abile nella potatura delle piante da giardino, nonché nelle acconciature femminili! In questo modo conquista la fiducia dei suoi concittadini, finché la meschinità di una vicina di casa lo porta ad affondare nelle calunnie altrui…
Nel frattempo accade un evento imprevisto e del tutto nuovo per il povero Edward: si innamora della bella Kim, così lontana e irraggiungibile per lui. La famiglia Boggs continua a dimostrare affetto per il giovane, ma egli si trova costretto a fuggire dalla città a causa di una denuncia infamante e per la insipida natura umana che lo circonda…
Del resto non si può allontanare la gentilezza, la misteriosa e malinconica compostezza di Edward Mani di Forbice: egli regalerà alla sua Kim e a noi spettatori, una luminosa danza sotto la neve all’interno di un celebre commovente finale. Con la musica curata da Danny Elfman.
Gli inventori e il sogno
Il film segna l’esordio del lungo sodalizio tra il regista e Johnny Depp, da sempre suo alter ego e interprete di tanti lungometraggi, compresi i disegni animati (e stop motion come La sposa cadavere).
Nonostante il legame con il mondo dell’oltretomba, ci piace immaginare un Tim Burton molto vitale e curioso: energia e desiderio di andare oltre sono le caratteristiche della sua personalità… eccolo entrare nel suo laboratorio, da una parte c’è una piccola macchina da presa e poco lontano parti metalliche che serviranno a comporre piccoli scheletrini semoventi… o ancora fogli di carta che formano il puzzle di un personaggio sconosciuto e che piano piano cammina, prende forma.
Anche il Leonardo da Vinci dell’inizio sognava: le sue macchine avveniristiche erano la rappresentazione di ciò che non trovava nella natura, si trattava soltanto di renderle esperibili.
Edward Mani di Forbice non è semplicemente una pellicola per sognatori: secondo il pensiero di Tim Burton è un film per chi considera sogno e realtà la medesima cosa.