Edizione 2005: Stefania Belmondo

Nella mia vita non ho avuto un solo momento magico, ma tanti, quelli in cui ho sentito vicino a me più, viva che mai, la presenza di Qualcuno in cui io credo e a cui mi affido. Momenti tra loro non paragonabili, eppure spesso tra loro in competizione, ma per i quali non è possibile fare graduatorie. Oggi ho scelto di chiudere con l’attività agonistica e di privilegiare quella bella realtà che appartiene alla mia famiglia, al mio essere figlia, moglie e madre: una realtà che è il miracolo dolce del mio passato, che illumina il mio presente ed è la speranza della mia esistenza futura. Ricchi di magìa, bellissimi, restano anche i momenti offerti dalle vittoriose avventure nel campo sportivo, ognuna con i suoi ricordi e le sue storie. Il mio medagliere, nei vent’anni di mia attività agonistica, annovera in totale nove medaglie olimpiche, 13 mondiali, 4 mondiali juniores, 24 gare vinta in Coppa del Mondo, 35 titoli italiani assoluti, 66 podi in Coppa del Mondo.

Un fascino magico, particolare, hanno avuto per me i due miei allori conquistati alle Olimpiadi, ambedue indimenticabili.

La prima vittoria alle Olimpiadi – 1992 ad Albertville (Francia) sui trenta Km della pista di Les Saisies – ha nel ricordo un fascino forse paragonabile a quello tutto particolare che accompagna il primo amore: una esperienza diversa, che aiuta la tua maturazione interiore, un’esperienza nuova dolce, genuina, pura. Questa corsa ebbe i contorni magici di un ambiente stupendo, di una di quelle incredibili giornate trasparenti di luce e di iridescenze che solo la montagna sa dare, e che sono di per sé un regalo generoso, fatato del Creatore: era un tracciato tra boschi bellissimi, che mi parevano popolati da uomini plaudenti o forse da gnomi in festa, che correvano tra gli alberi e avevano ai piedi degli sci rossi, come i primi che mi aveva costruito mio padre, mentre le alte, candide montagne sullo sfondo sembravano proteggermi e incitarmi a dare di più.

Sentivo la presenza quasi fisica di Dio a cui il mio cuore continuava a rivolgersi: “Signore, aiutami, dammi una mano” , soprattutto quando mi comunicarono, circa a due terzi della gara, che il mio vantaggio di venti secondi sulla concorrente che mi inseguiva si era ridotto a sette… Fu Lui ad aiutarmi, a convincermi che potevo farcela, a farmi spremere le ultime energie per riappropriarmi di quei venti secondi, per arrivare sola sul rettilineo finale, nel tripudio del mio cuore e di quello dei tanti italiani, dei molti amici della mia Valle Stura, dei miei genitori che erano lì, sul traguardo, mentre io – braccia ed occhi al cielo – ringraziavo Dio per quella gioia infinita.

Anno 2002, al di là dell’Atlantico, a Salt Lake City (dove nel 1990 avevo vinto la mia prima gara in Coppa del Mondo) . Diverso l’ambiente e diverse le vicende del mio secondo trionfo olimpico, nei 15 Km stile libero.

Poche ore prima dell’inizio della gara venne scoperta una realtà spiacevole, che ad una persona superstiziosa (non è il mio caso) sarebbe potuta apparire come segno nefasto: nella notte un ladro aveva rubato gli sci con cui avevo scelto di gareggiare e che erano stati preparati dai tecnici. Poi, durante la gara, la rottura di un bastoncino… pochi secondi certo, ma sufficienti a farmi perdere il ritmo e a costringermi ad uno sforzo particolare per riagguantare quell’atleta russa, alta e robusta, vicino alla quale mi sentivo uno scricciolo. Non la abbandonai più e lei non cedette di un metro quando cercai di distanziarla. Così fummo fianco a fianco, nella lunga volata a due sul rettifilo conclusivo e qui fu lei a cedere, mentre io volavo verso la mia seconda medaglia d’oro, verso la mia bandiera che saliva sul pennone più alto, verso il mio inno che si diffondeva nel cielo.

Sono queste le due mie medaglie olimpiche d’oro, che assieme alle altre formano un ricco medagliere che non è solo mio: è anche delle persone che mi hanno aiutato, e anche un po’ dei miei tifosi che mi sono stati vicini; ed è di mio papà, di mia mamma, dei miei cari, del mio Davide e soprattutto dei nostri due figli, che ora hanno bisogno di me, come io ho bisogno di loro.

Stefania Belmondo

Medaglia d’oro olimpica nei 30 Km sci nordico
Albertville 1991

Medaglia d’oro olimpica nei 15 Km sci nordico
Salt Lake City 2002

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