Edizione 2007: la presentazione di Angelo Paviolo

Una doverosa premessa a questa introduzione al sesto volume delle fiabe del nostro concorso: un vecchio detto latino afferma che ipsa senectus morbus est, in soldini: la vecchiaia è di per sé una malattia. Ed io me ne sto accorgendo. Ma non è solo per questo che da un paio di anni l’organizzazione di questo simpatico concorso sapeva che al massimo alla sua sesta edizione io avrei lasciato la presidenza della giuria incaricata di stilare l’annuale classifica delle fiabe concorrenti.

E’ stata una bella, gioiosa esperienza, come è giusto per ogni cosa riguardante il mondo delle fiabe e che insieme abbiamo vissuto.
Ho conosciuto persone che mi hanno profondamente arricchito: le ringrazio tutte per la loro attenta, preziosa collaborazione, prestata con intelligente ponderazione, con alta professionalità, con pieno rispetto delle altrui opinioni.
Sono contento che nell’anno conclusivo del mio “mandato”, a dimostrazione e conferma della serietà di questa iniziativa culturale, essa sia stata affiancata dalla Presidenza del Parco del Gran Paradiso e dall’Associazione Nazionale dei Parchi Italiani: intervento che ci ha permesso di estendere al di là dell’ambito montano in cui siamo nati e a cui restiamo legati, verso altri ambienti protetti della multiforme realtà naturale della nostro territorio nazionale.

Il Concorso Nazionale della Fiaba della Montagna vuole essere anche un intervento per favorire il dialogo intergenerazionale che coinvolga le famiglie e la scuola: è cioè anche l’invito a riconoscere nella fiaba un importante elemento “educativo”, nel significato anche etimologico del termine in cui “educare” vale “tirar fuori”.
Educativo quindi per gli adulti e per i bambini, i protagonisti veri del concorso, in cui i primi devono saper “tirar fuori” la propria inventiva ma anche il ricordo della loro infanzia, i bambini ricevono dal mondo favoloso del racconto un insegnamento per affrontare il mondo reale che li circonda e quello che li attende.

I Parchi Naturali adempiono anche, nella loro attività, a un grande impegno educativo, con l’esempio di quanto l’uomo ha distrutto con la sua superficialità del mondo della natura, di quanto l’equilibrio della vita sia delicato, di quale grande patrimonio ogni parco custodisce, dell’amore rispettoso con cui tale patrimonio va salvaguardato.
Un aneddoto storico mi pare leghi il mondo dell’educazione alla vita di un Parco, proprio quello più vicino geograficamente a noi.
Quasi novant’anni fa il Consiglio dei Ministri discusse se accettare la proposta di Re Vittorio Emanuele III che voleva donare allo Stato la sua grande riserva di Caccia dominata dai quattromila metri del Gran Paradiso, con l’impegno di farne un Parco Naturale Alpino.

Alcuni ministri avanzarono dubbi sull’opportunità di accogliere la proposta, in quanto le spese che una tale iniziativa avrebbe comportato non sarebbe stata compensata dai vantaggi economici che un Parco avrebbe potuto offrire.
A questo punto si alzò il Ministro della Pubblica Istruzione e sottolineò il valore morale ed educativo che era insito nella istituzione di un Parco naturale e in particolare di quello di cui si parlava e accennò al prestigio che ne sarebbe derivato all’Italia.
La presa di posizione di quel ministro convinse anche i riluttanti: così è nato il Parco Nazionale del Gran Paradiso che ha tra i suoi padri anche quel prestigioso ministro della Pubblica Istruzione, che si chiamava Benedetto Croce.

***

Il tema prescelto e consigliato per questo sesto concorso nazionale della Fiaba della Montagna è senza dubbio quello che offre maggiori possibilità alla fantasia dei concorrenti: i Parchi naturali.
Perché un Parco naturale, sia esso di grande superficie oppure limitato a poche centinaia di ettari, ha sempre in sé qualcosa di unico, di miracoloso, di favoloso.

Unico essendo ogni Parco diverso dagli altri per qualche sua caratteristica: raccoglie e salvaguarda un ambiente, una specie animale o vegetale, un equilibrio naturale che non trovano riscontri in alcun altro luogo.
Miracoloso per la sua stessa genesi, che nasce dalla volontà di uomini che hanno dovuto lottare contro mille difficoltà, avidità, egoismi, interessi individuali o di casta per strappare alla distruzione un angolo di territorio immacolato in cui la natura aveva miracolosamente conservato un angolo della sua primordiale purezza nella quale l’uomo di oggi e l’uomo che verrà possano ancora specchiarsi in un paradiso altrimenti irrimediabilmente perduto.

Favoloso perché quei piccoli Eden quasi incontaminati che sono i parchi di oggi racchiudono una magia che riporta ciascuno al sogno dell’infanzia, alla fede nel soprannaturale, alla realtà dell’impossibile, alla fiabesca sapienza di un passato popolato di esseri amici e magici.
Un passato che parla ancora di leggende che raccontano i miti che popolarono ogni luogo di fate e di orchi, di dèmoni e di gnomi, tanto sulle montagne dalle nevi eterne e sulle colline ubertose di vigne e di olivi come nelle lagune popolate di rane chiacchierone e di uccelli rari, nelle grotte misteriose impreziosite da guglie di pietra o nei mari che ripetono, capovolti nei loro abissi, i profili delle Alpi e li popolano con i colori e con la varietà di vite delicate intense e misteriose.

Il nostro concorso è quest’anno aperto sulla magia di tutti i parchi, (non solo italiani e non solo di montagna), ed è anche un omaggio affettuoso e un ricordo riconoscente per tutti coloro che furono e sono così saggi da restare sempre un po’ bambini, per tutti coloro che lottarono tenacemente per crearli, che lottano tenacemente per conservarli il più vicino possibile alla loro originaria, preziosa purezza.

***

Mi sia permesso ora di chiudere con il mio annuale grazie personale, a tutti coloro che mi hanno facilitato in questi sei anni di impegno: un grazie che non è accompagnato come le altre volte da un arrivederci in questo piano operativo, ma che spero sia fatto di tanti incontri in altre occasioni.
Grazie agli organizzatori, guidati e sorretti dall’anima di questo concorso, che, ringraziando, non dimenticheranno nessuno; grazie ai membri delle variate ma sempre bravissime commissioni giudicatrici; grazie a tutti coloro che hanno concorso – nonni e nonne, madri e padri e figli e nipoti – e scuole, dirigenti, insegnanti, alunni: questo concorso vive soprattutto per merito loro.

Grazie agli enti locali, a partire, nel tempo, dal Comune di Pont per giungere fino ai responsabili del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Voglio qui ricordare con voi il giovane Enrico Trione, cui è intitolato questo premio letterario: egli vive in un modo misterioso e dolce in ogni fiaba che ha partecipato in questi sei anni al nostro concorso.
A tutti un abbraccio affettuoso.

Angelo Paviolo

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.